Buongiorno a tutti,
mi chiamo Laura, ho 22 anni e da non più di un mese, dopo quasi un anno di analisi, esami e vari ricoveri, in svariati ospedali, per dei dolori alle ossa che stavano diventando troppo frequenti sono riusciti (finalmente!) a diagnosticarmi un linfoma NH a grandi cellule B diffuso, scheletrico.
Ora può sembrare assurdo, se non addirittura irrispettoso, affermare che ero quasi contenta della diagnosi che mi era stata fatta; ma dopo aver passato un anno a destra e a manca, dopo mille e mille prelievi, analisi, radiografie, risonanze, TAC, diagnosi non confermate e biopsie, poter chiamare finalmente per nome la mia malattia, è come se mi avesse già dato metà della forza necessaria per intraprendere una guarigione. Ero mentalmente e anche fisicamente stanca di essere analizzata pezzo per pezzo, senza che però mai nessuno giungesse alle conclusioni esatte e potesse avere una visione d’insieme equilibrata e definitiva.
Fatta la diagnosi però, come molti di voi sanno sicuramente meglio di me, bisognava decidere che tipo di cure intraprendere; e li un po’ il mondo, con il suo bel peso, mi è cascato addosso.
I protocolli italiani per il trattamento di questi tipi di tumori sono all’avanguardia, profetici e sentenziosi: chemio, rachicentesi, immunoterapia ecc. la sanità italiana offre l’esenzione, ogni centro ematologico è abbastanza preparato per questo tipo di cure; quindi non è che l’ospedale di “Valleverde” sia meglio di quello di “Pietramurata” o cose di questo tipo.
Poi ci sono i parenti che sanno tutto e che ti dicono che all’estero (sia quello vicino che quello lontano) sono più bravi, più indicati ecc. senza però tener conto delle grosse spese a cui uno andrebbe incontro (anche se per la salute uno non dovrebbe porsi dei limiti). Infine ci sono gli psicomaghi o i santoni che provano a convincerti di curarti con erbe aromatiche, digiuni e magari ancora salassi con le sanguisughe.
Ci tengo a sottolineare che la mia è pura ironia, e che in fondo una opinione veritiera e indiscussa non la si può mai fare a livello generale, ma ogni caso è specifico, unico e irrepetibile.
Nel caos mentale in cui navigavano i miei pensieri e li mie paure ho anche avuto modo di constatare quanto poco il paziente sia preso in considerazione prima di tutto come persona fatta di sentimenti, di emozioni e poi come malato.
Insomma, mi sono sentita un po’ abbandonata a me stessa. Ed è qui che un mio caro amico mi ha spedito per posta un link “ASSOCIAZIONE NUOVI TRAGUARDI” ma che bel nome! ho pensato; e non perdendo altro tempo prezioso sono subito andata a curiosare. Sono rimasta colpita molto positivamente dal sito e dall’associazione in generale; sia perché inizio a capire e scoprire ora l’importanza del confronto e della condivisione, sia per la professionalità e l’umanità con cui vengono elargiti servizi gratuiti (come nel mio casa una seconda opinione) per i pazienti; il tutto in una provincia dove manca un centro ematologico di cura.
Ci sono dottori e persone che credono che avere una seconda opinione possa solo creare più confusione e titubanza in un paziente, devo dire che non è stato affatto il mio caso, e che anzi, aver potuto usufruire della competenza, della professionalità ma sopratutto della pazienza e della disponibilità del Dottor Fabris mi hanno aiutato a credere ancora più fortemente che il tipo di cura scelta per il mio caso sia la cosa migliore da fare.
Ci tenevo anche a sottolineare al di la della medicina, del progresso e della tecnica l’umanità con cui si è interessato del mio caso spiegandomi con termini chiari e “popolari” cosa a cui andavo incontro. E per questo volevo ringraziare molto sia il Dottor Pianezze, il quale mi ha fissato subito un appuntamento, sia il Dottor Fabris stesso, che per un ora e mezza si è “preso cura di me” e ha esaurito ogni mio dubbio e curiosità con professionalità e simpatia.
Laura
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